sabato 31 luglio 2010

Vacanze

Fino alla fine del mese io e il blog ci prendiamo un po' di pausa.
Ci risentiamo dopo la pausa agostana. Buone ferie per chi le deve ancora fare e buon lavoro a chi rimane in ufficio, fabbrica, ecc.

giovedì 29 luglio 2010

Non chiamarmi terremoto

formicablu di Bologna insieme ad altri enti sta realizzando una docufiction su come ridurre l'impatto complessivo dei terremoti attraverso l'informazione. L'esperienza di riferimento è L'Aquila.

Hanno prodotto un trailer disponibile qui sotto. Per portare a termine il progetto servono fondi.
Le informazioni per capire meglio di cosa si tratta e su come contribuire sono qui.

Applicazione iPad per gestire paper di ricerca

martedì 27 luglio 2010

La diffusione dell'open access in uno studio globale

Un paper su cinque è liberamente disponibile in rete attualmente secondo uno studio pubblicato su Plos One.

E' il primo lavoro in cui si è cercato di capire l'impatto dell'open access in tutte le discipline. I dati si riferiscono agli articoli di ricerca pubblicati nel 2008.

Secondo i risultati, il 9% è disponibile nella modalità "d'oro", cioè le riviste rendono immediatamente accessibili a tutti i contenuti pubblicati. Circa il 13% si trovano invece nella modalità "verde" di accesso aperto, cioè sostanzialmente tramite l'auto-aurchiviazione da parte degli autori su pagine web personali o su un archivio istituzionale.

La scienza più "chiusa" è la chimica con solo il 13% dei paper liberamente accessibili, mentre le scienze della Terra, con il 33% di articoli disponibili a tutti, sono quelle più open.

lunedì 26 luglio 2010

Fare il comunicatore della scienza a Londra

Jo Brodie ha fatto un utile lavoro di sistemazione delle realtà che possono offrire un impiego ai professionisti della comunicazione scientifica in Inghilterra, soprattutto nella capitale e dintorni.
Molto utile da leggere anche per gli italiani che vogliono capire dove si può stimolare la domanda, quali sono i luoghi possibili per spendere la propria professionalità.

Cambia l'ecosistema dei blog scientifici

Con un post lunghissimo Bora Zikvovic lascia Scienceblogs.com
Già questa è una notizia, visto che Bora, oltre a essere uno dei pionieri del blogging scientifico, è stato sempre molto attivo ed entusiasta dell'iniziativa di Seed.

La decisione è maturata a seguito della decisione da parte di Scienceblogs di accettare un blog, Food Frontiers, finanziato con i soldi della Pepsi Cola.
A molti la scelta è risultata in assoluto contrasto con le esigenze di autonomia, indipendenza e credibilità di cui vogliono continuare a godere.

Bora insieme a tanti altri hanno deciso di lasciare la piattaforma che pure ha assicurato loro molta visibilità e traffico.

L'ultimo post di Bora su Scienceblogs è interessante anche perché ricostruisce la storia dell'iniziativa e descrive come sta evolvendo l'ecosistema dei blog scientifici.

giovedì 22 luglio 2010

mercoledì 21 luglio 2010

Mappe e circolazione della conoscenza spiegate con un bestseller

The Ghost Map by Steven Johnson from Book Videos on Vimeo.



Steven Johnson descrive in questo video come è nato The Ghost Map , un libro di qualche anno fa che sto leggendo. Il volume è stato un bestseller in America.

I temi condensati nella storia raccontata da Johnson sono:

-La circolazione della conoscenza è porosa. Anche la conoscenza medico-scientifica è il risultato di contributi reticolari, più simile a una rete (alla Rete) che a una piramide in cui il sapere viene costruito da un'elité e poi si muove verso "il basso";

-La conoscenza è una "proprietà emergente", risultato di un processo dal basso verso l'alto di piccoli elementi interconnessi che danno vita a sistemi complessi;

-Nella vita quotidiana si affrontano continuamente questioni scientifiche;

-Le idee giuste non si affermano semplicemente perché sono giuste. Quelle sbagliate possono resistere a lungo per ragioni culturali;

-Come funziona il modo di conoscere "scientifico";

In sintesi, Johnson attraverso un episodio storico raccontato brillantemente vuole farci capire come si costruisce la conoscenza in determinati contesti storico-culturali, come la conoscenza medico-scientifica cerca di acquistare credibilità e quale ruolo ha il "sistema di comunicazione" (reti, strumenti, attori).

Nuove possibili cornici mediatiche per i cambiamenti climatici

Mattew Nisbet presenta in un post del suo blog Framing Science i risultati di una ricerca condotta con Ed Maibach a altri studiosi sulla seguente questione: è possibile che l'opinione pubblica maturi dei convincimenti diversi rispetto ai temi del riscaldamento globale se il problema viene inserito nella cornice della salute?

Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista BCM Public Health ed è disponibile qui.
Secondo Nisbet e colleghi anche gli americani scettici o disinteressati rispetto ai cambiamenti climatici reagiscono positivamente se il problema è presentato in modo che siano più chiare le conseguenze sanitarie.
I ricercatori sono convinti che questa cornice è utile potenzialmente per favorire il coinvolgimento pubblico sui temi del global warming.

Nisbet è uno dei maggiori esperti in circolazione a proposito delle cornici di significato entro le quali si dibattono questioni di policy legate alla scienza, tra queste la loro ricorrenza.
Come si può vedere dalla tabella sottostante, nel caso dei cambiamenti climatici "lo sviluppo economico e la competitività" e l' "etica e la morale" sono quelle che mantengono tradizionalmente il maggiore valore comunicativo.
La salute non compare anche se, stando ai risultati dello studio di Nisbet, sarebbe una strada proficua per migliorare comprensione e partecipazione.


martedì 20 luglio 2010

L'Internet delle Cose in un video IBM

Il giornalista tecnologico Marshall Kirkpatrick dice che bisogna discutere delle questioni di privacy legate all'Internet delle Cose (Internet of Things).

Nello stesso post un video della IBM che spiega in modo accessibile di cosa stiamo parlando.

lunedì 19 luglio 2010

La comunicazione della scienza per lo sviluppo

Un editoriale di David Dickson, direttore di Scidev.net, sottolinea che aiutare i paesi in via di sviluppo a comunicare e a usare la scienza è essenziale per gli aiuti internazionali e la diplomazia.

Il pezzo di Dickson offre spunti utili per intravedere le possibilità di sviluppo del giornalismo scientifico in latitudini diverse dalla nostre. Scrive Dickson:

"And that again underlines the importance of science communication. The key word here is 'inform'. Informing policy decisions means ensuring that all stakeholders have access to relevant scientific information, in a form they can easily understand — in other words, to well-communicated science."


SciDev.Net: Science communication for development from SciDev.Net on Vimeo.

giovedì 15 luglio 2010

Schizofrenia uguale pericolo per i giornali italiani

Attraverso il sito del Forum Salute Mentale segnalo una ricerca che sta per essere pubblicata sulla rivista Social Psychiatry and Psychiatric Epidemiology su come i giornali italiani usano la parola schizofrenia.

I risultati della ricerca evidenziano che i media della carta stampata, ma credo i media in generale, equiparano il termine che fa riferimento al disturbo mentale a violenza, inaffidabilità e imprevedibilità.

Abbiamo bisogno di una comunicazione che ribalti questi pregiudizi, che dica la possibilità di guarire, rimontare, riprendersi, che dica la diversità dei modelli teorici disponibili, che dica la possibilità di continuare a vivere, costruire e coltivare relazioni nonostante la diagnosi di schizofrenia.
Abbiamo bisogno di una comunicazione più ottimistica attorno alle complesse questioni della salute mentale.

mercoledì 14 luglio 2010

E' il momento migliore per essere giornalisti



Il nuovo libro di Sergio Maistrello è un modo accessibile e documentato per capire cosa sta succedendo al giornalismo sotto la spinta dei social network e della cultura digitale.

Maistrello ha fatto uno sforzo pedagogico ben riuscito. Anche un lettore che non vive necessariamente a suo agio nella rete e che magari è un po' scettico sulle nuove forme di giornalismo nel mondo di Internet, sarà costretto ad ammettere che sta succedendo qualcosa di importante.

Il giornalista pordenonese fa rivivere i momenti più salienti del rapporto fra informazione Internet: una storia già ricca di grandi aspettative e successi, così come di fallimenti.

Alla fine Maistrello ci convince che in realtà è un momento entusiasmante per il giornalismo. A patto che si abbia il coraggio di sperimentare. A patto che si abbia l'umiltà di percepirsi e agire come nuovi artigiani dell'informazione.

In questa epoca, chi vuole fare informazione è simile a un esploratore di nuovi mondi: deve avere determinazione, curiosità e un po' di arroganza nel ritenere che ci si può addentrare in una foresta e uscirne con una mappa chiara, ma allo stesso deve avere l'umiltà di ammettere che la mappa non è il territorio, che a ogni sguardo corrisponde una mappa differente e che la mappa è frutto di conflitti, forze e poteri.

Il libro di Sergio Maistrello ci dice molto bene a che punto siamo dell'esplorazione.

martedì 13 luglio 2010

Gli europei non partecipano alle discussioni su scienza e tecnologia

Tra i risultati dell'ultimo Eurobarometro speciale intitolato Science and Technology pubblicato a Giugno 2010, colpisce che il 91% degli europei dichiara di non aver mai o quasi mai partecipato a dibattiti o incontri pubblici su questioni riguardanti l'impatto sociale della ricerca scientifica e dell'innovazione tecnologica.

Che dire? Sembra che l'epoca del dialogo, del coinvolgimento e della partecipazione sia per il momento solo nella retorica dei documenti governativi e sovranazionali riguardanti il rapporto tra scienza e società.

C'è spazio per chi vuole comunicare la scienza nella dimensione politico-sociale, ma bisogna sperimentare, innovare, fare ricerca e studiare modalità diverse per entrare in contatto con i pubblici della scienza.

Il rischio è altrimenti quello visto a Esof 2010 qualche giorno fa: buona organizzazione, qualche contenuto d'eccellenza, ma predicazione ai convertiti.

Altri risultati dell'Eurobarometro Science and Technology, tratti dall'Executive Summary:

-il 30% degli europei è molto interessato alle nuove scoperte scientifiche e agli sviluppi tecnologici;
-solo l'11% si ritiene ben informato sulle scoperte scientifiche e gli sviluppi tecnologici;
-i cittadini del vecchio continente credono che gli scienziati debbano decidere sugli sviluppi della scienza ma che il pubblico debba essere consultato. Inoltre pensano che gli scienziati dovrebbero comunicare quello che fanno ma non sono molto bravi a svolgere questo compito.

sabato 10 luglio 2010

La Kaufmann Foundation per l'innovazione



"La scoperta consiste nel vedere ciò che tutti hanno visto e nel pensare ciò che nessuno ha pensato".
E' la frase di copertina del KAUFFMAN Thoughtbook 2009 dedicato all'innovazione.
La Kauffman Foundation si interessa principalmente di due cose: l'educazione e l'impresa. L'educazione fornisce alle persone la capcità di innovare. L'impresa è il processo grazie al quale l'innovazione prende forma e diventa utile socialmente.

Nel libro si trovano saggi di politici, scienziati, economisti, analisti di alto livello tutti a confronto sul tema dell'innovazione.

Tra gli articoli ce n'è uno che pone una questione importante sul mestiere dello scienziato dei prossimi decenni. Facciamo grandi sforzi per rendere spendibili dal mercato i risultati della ricerca, recita l'articolo, ma chi ci dice che i ricercatori stiano lavorando ai progetti "giusti"? Su cos'è giusto la discussione è aperta.

E' importante dire che nella visione della Kaufmann Foundation la società è costituita da individui economicamente indipendenti che sono cittadini coinvolti e attivi che contribuiscono al miglioramento delle comunità di appartenenza.

I saggi del libro sono da leggere e da approfondire. Si preoccupano di delineare il futuro del capitalismo e della nostra capacità di risolvere problemi complessi. La scienza e la tecnologia hanno un ruolo prioritario.
Per alcuni estratti si può andare qui.

venerdì 9 luglio 2010

Il ricercatore del XXI secolo? Lavori in corso

"L'identità dello scienziato moderno è, in qualunque senso possibile, un work in progress", scrive Steven Shapin.
Come definiscono i ricercatori contemporanei il loro lavoro e le loro funzioni? Cosa c'è in comune col passato e cos'è nuovo nel mestiere dello scienziato?
Shapin ha da poco pubblicato Never Pure, un libro in cui esamina i cambiamenti nella figura e nelle funzioni degli scienziati.
Nel suo articolo su Seed uscito oggi riprende in modo sintetico le tesi del volume attraverso una prospettiva storico-sociologica dei rapporti tra scienza e società.
Nella società della conoscenza, l'opinione pubblica, a detta di Shapin, apprezza sempre di più l'identificazione fra gli scopi della scienza e quelli del business e dell'impresa privata.
Se ha ragione, e casi come quello di Craig Venter sono una prova a suo favore, il cambiamento rispetto allo scienziato che fa ricerca per amore della verità e della conoscenza, non è da poco.
Non mancano i rischi. Due su tutti: non si fa più ricerca su questioni ritenute poco utili; c'è una progressiva perdita di credibilità dell'autonomia e dell'integrità della scienza.
La questione è però aperta: qualcosa di profondo sta cambiando e cambierà ma non si sa bene ancora verso cosa.

giovedì 8 luglio 2010

Di ritorno da Esof

L'impressione generale su Esof 2010 a Torino è che si sia trattato di un grande sforzo di comunicazione istituzionale della ricerca europea.
A metà tra una fiera e un Festival della scienza, anche se promette altro. Promette per esempio dialogo fra scienza e società. Le strategie per implementare l'interazione tra ricercatori e cittadini non vanno oltre iniziative classiche, più ludiche che di vera discussione e coinvolgimento.
Interventi di rilievo che ho seguito: Sheila Jasanoff con una relazione ambiziosa sul futuro dell'umanità. Con un titolo così la speaker doveva essere forse un po' più vitale ed energica.
Molto apprezzato, a sentire dai commenti, l'intervento di Elena Cattaneo. A me è sembrata una cosa sincera di chi ama la ricerca, ma non condivido l'entusiasmo. Nella migliore delle ipotesi era un talk che predicava ai convertiti.

giovedì 1 luglio 2010

Come formare gli scienziati alla comunicazione: Esof 2010

Al via a partire da domani la kermesse sulla scienza europea Esof 2010. Con Elisabetta Tola, Steven Miller e Brian Trench discutiamo sabato alle 14 e 15 nella room Roma al Lingotto sulla formazione in comunicazione per gli scienziati.

Elisabetta Tola parlerà di alcune esperienze didattiche condotte in enti di ricerca italiani con la sua agenzia formicablu di Bologna. Metterà in evidenza che gli scienziati hanno bisogno di maggiore autoriflessività sulle pratiche di comunicazione.
Il talk di Steven Miller è "Europe and the challenges for science communication training".
Brian Trench si soffermerà sugli aspetti teorici e pratici di cui ha bisogno uno scienziato per interagire coi media.

I punti fermi sono:

1. Non è più in discussione la necessità di comunicare da parte dei scienziati. Il problema è casomai capire qual è la strategia formativa più adatta ai bisogni e al tempo che i ricercatori possono dedicare alla comunicazione;

2. La soluzione non è una cassetta degli attrezzi pronta all'uso. I manuali sono utili, ma non bastano. Gli scienziati devono acquisire competenze relazionali, sociali e culturali migliori, con diversi attori sociali. La società della conoscenza richiede la formazione di nuove generazioni di scienziati in grado di comprendere le dinamiche dei rapporti tra scienza e società e l'evoluzione dell'ecosistema dell'informazione.