mercoledì 3 febbraio 2010

Lo stato del giornalismo scientifico in UK

Si discute da un po' della "crisi" o del futuro del giornalismo scientifico. L'argomento è stato oggetto di discussione alla conferenza internazionale dei giornalisti scientifici tenutasi a Londra lo scorso luglio del 2009. Oltre agli scenari e alle discussioni teoriche arrivano finalmente anche un po' di ricerche empiriche, dalla Gran Bretagna. I due studiosi Andy Williams e Sadie Clifford della Cardiff University School of Journalism, Media and Cultural Studies hanno pubblicato il report "Mapping the Field: Specialist science news journalism in the UK national media" . La ricerca si è basata su circa 100 interviste a giornalisti scientifici, medici, ambientali e tecnologici e direttori di importanti testate.
Tra i risultati principali:

1. Il taglio ai giornalisti scientifici inizia nel 2005. Tra il 1989 e il 2005 il numero dei giornalisti specializzati in scienza, ambiente e salute è in realtà aumentato.

2. I giornalisti scientifici godono di ottima considerazione nelle newsroom.

3. Il carico di lavoro per i giornalisti scientifici è cresciuto significativemente negli ultimi anni perché le redazioni hanno tagliato.

4. Non c'è più tempo per il lavoro giornalistico indipendente. Problema del "pack journalism".

5. Non c'è più tempo per fare le verifiche dell'attendibilità delle fonti.

6. E' aumentato in modo cruciale il ruolo delle PR nella scienza.

7. Gli intervistati non pensano che il giornalismo scientifico sia particolarmente minacciato. Più della metà non crede che dieci anni fa ci fossero più giornalisti scientifici che adesso in UK.

Conclusioni (non molto originali: "the
ability of specialist journalists to produce independent news of a high quality is inseparably linked to the ability (or willingness) of news organisations to adequately resource their newsgathering activities"

2 commenti:

  1. La ricerca è molto interessante, a patto che sia chiaro che il campione (come si evince dal report)è rappresentativo solo dell'universo dei giornalisti "tradizionali".

    Descrive cioè la situazione dei professionisti dell'informazione, non dell' intera gamma di chi opera nel campo dell'informazione scientifica sui media (vecchi e nuovi)

    Forse, nel caso specifico dell'UK questo insieme è ancora molto rilevante e rappresntatitivo dell'intero universo

    Il problema, come noto, è che questo tipo di giornalisti scientifici è - in generale - sempre più "residuale"

    Forse da questo dipende la conclusione non molto originale segnalata da Nico

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  2. Ritengo la conclusione non molto originale perché non considera tutta la discussione attorno ai modelli di business legati al futuro dell'informazione giornalistica. E', credo, il riflesso di una logica secondo cui il giornalista è quel professionista che viene pagato per produrre informazione. Tutto il resto o non conta mo non è giornalismo.

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