domenica 16 maggio 2010

Di cosa parliamo quando parliamo di Ogm

Sul domenicale del Sole 24 Ore di oggi 16 Maggio, a pag 41, c'è uno scambio di opinioni vivace, per usare un eufemismo, tra il governatore della regione Veneto Luca Zaia e Gilberto Corbellini, storico della medicina e collaboratore del domenicale.
La materia del contendere sono gli Ogm. Zaia, contrario all'utilizzo degli organismi geneticamente modificati in agricoltura, fa riferimento a un articolo pubblicato la settimana precedente sempre da Corbellini. In questo pezzo lo studioso cita alcuni libri che svelerebbero pregiudizi e interessi dietro l'ostilità agli ogm.

Gli argomenti del no elencati da Zaia:

-rischi ambientali e sanitari;
-interessi economici delle multinazionali;

Gli argomenti per il sì da parte di Corbellini:

-i fatti ci dicono che gli ogm non sono pericolosi;
-i fatti ci dicono che gli ogm vanno nella direzione del controllo, della qualità e dell'equità nel settore agroalimentare;

Non mi interessa entrare nel merito di chi ha ragione. Mi interessa sottolineare alcuni aspetti della "comunicazione della scienza" messa in scena.

Le pagine di "Scienza e Filosofia" del Domenicale del Sole 24 Ore hanno una lunga tradizione. Vengono lette, tra gli altri, da un pubblico abbastanza influente in ambito accademico e dettano spesso l'agenda sui temi scientifici nei circoli intellettuali e politici.

I fatti della ricerca sono presentati come lo strumento più efficace per la soluzione di controverse questioni sociali e la scienza è spesso inserite nella cornice del progresso, è un'impresa conoscitiva affascinante e avventurosa, la più intrigante forma di conoscenza prodotta dall'uomo e allo stesso tempo la più obiettiva e certa.

In altre parole, tradizionalmente le pagine scientifiche del domenicale del Sole 24 Ore, svolgono una funzione di "alta divulgazione".

E' interessante che nel botta e risposta tra Zaia e Corbellini i canoni di questo genere non vengano rispettati. Perché?

Perché gli Ogm e le biotecnologie sono una delle dimostrazioni più interessanti di come il rapporto tra scienza e società si sia profondamente modificato. La prospettiva che vuole questa relazione ridotta a un trasferimento di contenuti dalla prima verso la seconda è assolutamente inefficace a descrivere la ricchezza delle interazioni in gioco.

Quello di cui si sta parlando nel dibattito tra Zaia e Corbellini è qualcosa di molto più ampio che ha a che fare con la transizione alle economie del ventunesimo secolo dominate dalla conoscenza soprattutto scientifica e tecnologica.

Per dirlo meglio uso le parole di Sheila Jasanoff, che nel libro Fabbriche della Natura pubblicato da il Saggiatore nel 2008 a pagina 18, a proposito dei conflitti sulla gestione delle biotecnologie, scriveva che essi


"a livello nazionale e internazionale richiamano l'attenzione su incertezze più ampie, inerenti alle relazioni tra la scienza e la democrazia alle soglie del terzo millennio. Quali conseguenze avrà il passaggio dalle società industriali a quelle della conoscenza per il potere organizzato, la stratificazione sociale e la libertà individuale? Che cosa avverrà nel nucleo di valori democratici, come la partecipazione del cittadino e la responsabilità del governo, in tale trasformazione, e quali saranno i vincitori e i vinti? In che modo i rapidi sviluppi nella scienza e nella tecnologia influiranno e cambieranno gli elementi più stabili della politica e della cultura nazionale? Che cosa significherà per le attuali istituzione di governance se la scienza e la tecnologia, lungi dall'agire come oggettive fonti di legittimazione della politica, appariranno esse stesse come elementi che catalizzano l'agitazione politica interna e internazionale?"


Ecco di cosa stanno parlando Zaia e Corbellini. Ecco un esempio di cosa significa comunicare la scienza nel passaggio alla società della conoscenza.

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