mercoledì 8 settembre 2010

Giornalismo scientifico: altre narrazioni sono possibili

Il giornalismo scientifico si è definito storicamente, soprattutto a partire dalla Seconda Guerra Mondiale in poi, come quell'attività professionale che consiste nel riportare sui media le scoperte della scienza in un linguaggio comprensibile ai non-esperti.

Questo obiettivo ha determinato specifiche routine produttive: in primis la pratica di aspettare la pubblicazione del paper accreditato dalle riviste scientifiche attraverso il processo di peer-review prima di fare uscire la notizia su radio, giornali, televisioni.

Il contesto di produzione della conoscenza scientifica e le sue implicazioni etiche, politiche, sociali non fanno parte degli interessi del giornalismo scientifico tradizionale.

Alice Bell ha scritto un post interessante su un possibile giornalismo scientifico upstream. In sintesi bisogna parlare, dice Alice, non solo della "scienza pronta all'uso" ma anche della "scienza-in-azione", la scienza nel suo farsi.

Elementi della narrazione proposta da Alice: il laboratorio scientifico, e più in generale il contesto in cui si svolge l'azione di ricerca degli scienziati, è come un teatro; su questa scena gli scienziati "trovano interessante", "si meravigliano", "sono eccitati" da qualcosa e non, in modo anonimo, "hanno scoperto che", "stanno lavorando per". Puntare più al processo che al risultato, insomma.

Altro punto importante del post è mostrare non solo il lavoro degli scienziati nel suo farsi ma anche quello dei giornalisti scientifici. Bisogna usare il web per far capire al pubblico come il giornalista costruisce la notizia e come si modifica nel tempo la storia che sta raccontando attraverso anche la partecipazione dei lettori.

Il post di Alice ha ricevuto molti commenti e anche critiche. Al di là di alcune obiezioni condivisibili trovo la discussione interessante perché è un esempio concreto di perché e di come si debbano cercare nuove narrazioni per la scienza sui media. Il mantra dell'innovazione nell'informazione riguarda anche il giornalismo scientifico, a mio parere soprattutto il giornalismo scientifico.

La narrazione, insieme ai software, alle routine produttive, al design sono gli elementi di cui discutere. Attraverso la sperimentazione su tutti questi aspetti l'informazione su scienza e tecnologia deve trovare il suo ruolo da protagonista nel nuovo ecosistema della comunicazione.

1 commento:

  1. D'accordo sul ruolo della narrazione nella comunicazione scientifica.

    Ma attenzione ai plot narrativi proposti (...Gli scienziati "trovano interessante", "si meravigliano", "sono eccitati" da qualcosa e non, in modo anonimo, "hanno scoperto che", "stanno lavorando per". Puntare più al processo che al risultato, insomma.)

    1) la "fabula" che usa elementi e intrecci di questo tipo narra di una figura di scienziato che -contrariamente alle aspettative - non genera più fascino e attrazione nel lettore

    2) Ben altra è la storia - che forse andrebbe narrata - di grandissima parte dei ricercatori che lavorano nei grandi team di ricerca.

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