sabato 25 settembre 2010

Scienza e giornalismo partecipativo a Ferrara in occasione del Festival di Internazionale

Venerdì prossimo primo ottobre, nell'ambito delle iniziative legate al Festival di Internazionale a Ferrara, si parla di scienza e giornalismo partecipativo. Sul sito di Youcapital si trova il comunicato stampa dell'evento a cui partecipo anche io.

L'abstract che ho inviato agli organizzatori è il seguente:

L'epoca in cui il giornalista scientifico godeva di un trattamento privilegiato all'interno delle redazioni è finita. Si restringono i suoi spazi in quotidiani, riviste, radio e tv e la sua autorità narrativa è contestata dal ruolo crescente dei pubblici che popolano l'ecosistema comunicativo digitale. Il giornalismo scientifico, da una parte, subisce in modo significativo le conseguenze della riconfigurazione storica che sta segnando il passaggio dai mass-media tradizionali alla comunicazione collaborativa in rete. Dall'altra, quelle legate al mutato rapporto tra scienza e società. Eppure c'è sempre più bisogno di informazione su temi di scienza, tecnologia, medicina.
E c'è bisogno di nuove professionalità che sappiano districarsi nell'interazione tra nuovi media e media tradizionali. Il giornalismo scientifico può diventare uno dei settori più vitali del giornalismo dei prossimi anni, a patto che esca dai limiti del genere, inauguri nuove narrazioni e accetti le logiche dell'informazione in rete.

Penso che seguirò la seguente scaletta:

1. Il giornalismo scientifico è in crisi? E le sue difficoltà sono dovute alla rete?
2. Norme e convenzioni del giornalismo scientifico tradizionale
3. Difficoltà del giornalismo scientifico tra new e old media
4. Iniziative innovative
5. Il giornalismo scientifico dei prossimi anni tra "nuovo giornalismo" ed evoluzione dei rapporti tra scienza e società.

Punto 1.

Da un po' di tempo la crisi del giornalismo scientifico è diventata centrale nelle discussioni tra gli addetti ai lavori. Lo scorso anno è stata un argomento centrale della Sesta Conferenza Mondiale dei Giornalisti Scientifici tenutasi a luglio a Londra. Da alcuni la crisi è considerata un'opportunità per ripensare forme, modi e pratiche del giornalismo in generale. Per altri si tratta della fine di un genere specialistico che ha goduto di una certa fortuna nel mondo dell'informazione e che si sta inesorabilmente avviando verso la fine.

Alla Conferenza Mondiale dei giornalisti scientifici si è dibattuto molto dei trend nel reclutamento e nell'uso di specialisti dell'informazione su questioni scientifiche, mediche e tecnologiche. La percezione diffusa, soprattutto negli Stati Uniti, è che ci sia una drammatica riduzione dei posti di lavoro per i giornalisti scientifici nelle redazioni di quotidiani, magazine, radio e televisioni. Bisogna sottolineare che queste percezioni hanno bisogno di un'evidenza empirica. In ogni caso, è un tipo di discussione in linea coi dibattiti su una più generale crisi dell'industria e della professione giornalistica, in particolare di alcuni suoi prodotti classici, come la stampa quotidiana.
Non è un segreto che questa industria sta subendo un'emorragia occupazionale senza precedenti.
Il modello di business per giornalismo della carta stampata sta collassando per una combinazione di fattori: diminuizione della diffusione di copie e di lettori, recessione, calo delle inserzioni pubblicitarie. Questa tendenza è particolarmente significativa per i giornalisti specializzati. La scienza è considerata un argomento specialistico, di nicchia. Le pressioni economiche stanno forzando le organizzazioni mediatiche a ridurre il loro impegno nel trattare la scienza e a tagliare posti di lavoro con la motivazione di rifocalizzare le priorità attorno ad argomenti non-specialistici.
E' un approccio che considera l'informazione scientifica un bene di lusso che in tempi di crisi non ci si può permettere. E' un atteggiamento miope non solo perché non considera il ruolo che il giornalismo scientifico può e deve giocare nella ristrutturazione del giornalismo del futuro, ma di corto raggio anche da un punto di vista più pragmatico: le storie sul cambiamento climatico, la ricerca sulle cellule staminali, l'evoluzione, il bio-terrorismo, sono interessanti per i lettori e vendono.
Nelle discussioni sulla crisi del giornalismo scientifico, il colpevole è spesso individuato in Internet e nelle nuove tecnologie.

Credo che la rete ha causato una crisi occupazionale per i giornalisti scientifici tradizionali e ha messo in evidenza i limiti delle forme e delle convenzioni del giornalismo scientifico tradizionale. Si tratta di professionisti che hanno definito storicamente le loro pratiche di lavoro soprattutto nel mondo della carta stampata.

Da una parte, questa crisi non va confusa con una crisi generale della comunicazione della scienza, che è al contrario in una fase vitale e di grande sviluppo. Non c'è paragone, anche rispetto al recente passato, nelle modalità con cui, grazie alla rete, il mondo scientifico interagisce con un numero crescente di pubblici per ragioni, fra l'altro, molto più articolate di quelle tradizionalmente assegnate al giornalismo scientifico. E' un momento molto creativo e stimolante per il giornalismo scientifico. Più in generale, si stanno sperimentando e stanno emergendo nuovi metodi di produzione e validazione dell'informazione. Si stanno definendo nuove modalità con cui il giornalismo, incluso il giornalismo scientifico, costruisce la sua credibilità attraverso relazioni e negoziazioni inedite con le fonti produttrici degli eventi e con il pubblico di consumatori delle notizie. Nel caso del giornalismo scientifico, in queste negoziazioni differenti rispetto al passato, un ruolo cruciale e controverso lo giocano gli scienziati stessi.

Dall'altra parte, la crisi occupazionale della figura del giornalista scientifico nelle redazioni dei mezzi di comunicazione di massa non va sottovalutata. Perché, se è vero che alla diminuzione dei posti di lavoro full- time per i giornalisti scientifici nelle redazioni si associa la crescita di altri spazi di comunicazione scientifica, i nuovi attori subentrati non possono svolgere alcune delle funzioni centrali del giornalista.

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