martedì 6 aprile 2010

Peer-review collettiva dal basso per recuperare fiducia nella scienza

A partire da un recente post di Framing Science si può recuperare una discussione importante sul movimento "science audit". Si tratta di una rete di cittadini che richiedono un maggior livello di trasparenza nei dati e nella ricerca scientifica, con un'attenzione soprattutto nei confronti del cambiamento climatico. Il movimento combina le competenze professionali dei suoi componenti con le tecnologie on-line. Qualche tempo fa ha scritto un saggio importante sul tema Judith Carry su Physics Today, da cui è partita la discussione sulla blogosfera. Da leggere, su questioni di policy, media e cambiamento climatico, anche un articolo del Der Spiegel, davvero un bell'esempio di giornalismo scientifico ai tempi del web 2.0.
La discussione, nel suo complesso, ruota attorno al processo di peer-review, il quale, da solo, non è più sufficiente a garantire la crescente richiesta di trasparenza pubblica su innovazioni tecno-scientifiche di rilevante impatto sociale.
I cittadini del movimento "science audit" rivendicano di essere inclusi nel processo di revisione della ricerca, a un secondo-livello, dopo quello tecnico, su temi come le nanotecnologie, la ricerca biomedica, la sicurezza dei vaccini. Richiedono, in altre parole, un diritto vero di cittadinanza scientifica che riduca o annulli l' asimmetria informativa .
Due punti importanti e interessanti per chi si occupa di processi della comunicazione della scienza:
1. I movimenti come "science audit" attaccano la peer-review. Non è una cosa da poco. Come ho scritto altre volte in questo blog, il motivo per cui la scienza ha creato un consenso sociale attorno alle sue affermazioni è profondamente legato al meccanismo di peer-review. Una procedura che i ricercatori si sono dati per decidere chi sta dentro e chi sta fuori, chi può legittimamente rivendicare il diritto a essere chiamato scienziato e chi invece fa affermazioni pseudo-scientifiche;
2. Per il momento la rete non è la nuova agorà che soddisfa il bisogno di cittadinanza scientifica non esprimibile sui media tradizionali. Eppure, attraverso la rete, come dimostra il movimento "science audit", quel bisogno si manifesta chiaramente e inesorabilmente. Un'analisi storica appropondita rivelerebbe che non si tratta di una novità dei nostri tempi. Gli attuali rapporti tra scienza e società e il web modificano però non poco le cose, con scenari attualmente imprevedibili.

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