venerdì 19 marzo 2010

Ci si fida troppo di alcune tecniche scientifiche nelle aule di giustizia

Science in court, la scienza nelle aule di giustizia. Si chiama così lo speciale di Nature uscito ieri dedicato alla scienza forense, una disciplina che si è sviluppata più per le esigenze giudiziarie che attraverso la validazione accademica. Il risultato? La maggiorparte delle tecniche usate oggi, dall'impronta digitale del Dna, all'imaging del cervello basato sulla risonanza magnetica funzionale, che ha fatto il suo debutto nelle corti americane lo scorso anno, sono utilizzate con una sicurezza non sostenuta da una sufficiente base emprica. L'invito è far diventare la scienza forense più scientifica, riempire cioè il gap tra l'accademia e il "laboratorio forense".

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