mercoledì 17 marzo 2010

Linee di confine nel giornalismo scientifico

Bora Zikvovic ha riattivato, in un recente post , la discussione attorno alla definizione di giornalismo scientifico. Secondo Bora con questo termine bisogna intendere l'attività consistente nel riportare i fatti della scienza e spiegarli. Nella sua definizione, il cosiddetto "giornalismo investigativo", che mira ad esempio a svelare i comportamenti sbagliati degli scienziati, non è giornalismo scientifico ma giornalismo politico.
Mi sembra un discussione che soffre di un problema essenziale: ritenere che si possa decidere cosa produrre per i media indipendentemente dal media stesso, dalle sue caratteristiche e dalla dinamica con cui i media si trasformano nei diversi contesti sociali e culturali. Il giornalismo scientifico è un genere specialistico storicamente definito alla cui caratterizzazione ha certo contribuito un'ideologia promossa da una categoria di professionisti, ma anche tante altre condizioni al contorno che hanno fatto coincidere per lungo tempo il giornalismo scientifico con la divulgazione dei fatti della scienza, così come sostiene Bora.
Le condizioni al contorno oggi sono cambiate. In più, chi produce i contenuti ha un'autopercezione del proprio ruolo e della propria funzione informativa diversa da quella che gli viene attribuita dalla macchina comunicativa e dal pubblico di lettori.
In altre parole, le discussioni come quelle innescate da Bora mi sembra che facciano i conti senza l'oste. L'oste in questo caso sono i vincoli dei media e le dinamiche dei rapporti tra media e pubblico.

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