Secondo quanto riportato sui quotidiani italiani (qui e qui ad esempio) L'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) sta valutando l'opportunità di oscurare il sito dell'istituto e tutti i dati relativi ai sismi in Italia.
La ragione è evitare che essi vengano travisati, strumentalizzati e usati per creare paure ingiustificate. Tra i principali responsabili di allarmismi senza ragione ci sono i giornalisti alla ricerca di scoop. Molti i commenti in rete (si possono guardare i siti dei maggiori quotidiani italiani per averne un'idea) a quella che sembra una provocazione dei geologi italiani per bocca presidente dell'Ingv, Enzo Boschi.
L'affermazione di Boschi può essere compresa come una reazione a una situazione esasperata, dopo l'Aquila, soprattutto dal fatto che alcuni continuano a insistere che i terremoti possano essere previsti quando l'intera comunità scientifica internazionale afferma che attualmente non è così.
Ridurre la trasparenza e l'accesso ai dati non è certo la soluzione. Quello che sta accadendo sulla comunicazione in merito di terremoti in Italia è un esempio decisivo delle funzioni che può e deve assolvere un giornalismo scientifico qualificato e indipendente.
Il giornalismo scientifico è ancora troppo pensato come mera divulgazione e pochissimo come punto di snodo di conflitti e di rapporti di potere nella società della conoscenza. Bisogna pensare a nuove narrazioni del giornalismo scientifico per impedire che il bisogno informativo sul contesto di produzione della ricerca e sulle implicazioni etiche e sociali della scienza venga occupato da chi non è competente o ha degli interessi diversi dall'informazione.
lunedì 6 settembre 2010
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