venerdì 8 ottobre 2010
Nuovo sito web: mi trasferisco
Questo è l'ultimo post su questo blog. D'ora in poi chi avrà voglia di seguire quello che scrivo e soprattutto interagire può venire a trovarmi nella mia nuova casa virtuale all'indirizzo http://www.nicopitrelli.it/
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mercoledì 6 ottobre 2010
Festival dei Matti a Venezia
Inizia domani a Venezia e va avanti fino a sabato Il Festival dei Matti. E' la seconda edizione di un evento fatto di seminari, laboratori, film e altro attorno alle questioni della follia. L'obiettivo è smontare pregiudizi, promuovere le voci dei protagonisti, ridurre lo stigma. Ci sono anche io sabato. Insieme a Mara Mazzola conduco un laboratorio sulla comunicazione.
giovedì 30 settembre 2010
Scienza e giornalismo partecipativo al Festival di Internazionale (4) e (5)
Chiudo lo svolgimento della scaletta relativa all'intervento ormai imminente che farò alla tavola rotonda su Scienza e giornalismo partecipativo in occasione del Festival di internazionale a Ferrara (1-3 ottobre). Le altre puntate sono qui, qui e qui.
La scaletta è:
1. Il giornalismo scientifico è in crisi? E le sue difficoltà sono dovute alla rete?
2. Norme e convenzioni del giornalismo scientifico tradizionale
3. Difficoltà del giornalismo scientifico tra new e old media
4. Iniziative innovative
5. Il giornalismo scientifico dei prossimi anni tra "nuovo giornalismo" ed evoluzione dei rapporti tra scienza e società.
Punto 4. Iniziative innovative
-Gli scienziati-blogger
I blog dedicati a scienza e medicina sono aumentati notevolmente negli ultimi anni. L'esperienza più interessante è costituita dalla piattaforma del “Seed Media Group”, “ScienceBlogs.com”, lanciata nel 2006 per facilitare l’interazione tra ricercatori e altre comunità di scrittori di scienza.
Alcuni studiosi ritengono che le caratteristiche dei blog rendano questo strumento particolarmente adatto al dialogo nella comunicazione della scienza. I blogger scientifici di successo descrivono le loro scoperte come uno straordinario e impellente viaggio intellettuale durante il quale vogliono condividere con altri l’incertezza e le difficoltà delle battaglie cognitive che stanno affrontando. Tutto ciò si addice molto bene alla quotidianità della ricerca. I blog scientifici non ci dicono tanto sulla “scienza pronta all’uso”, ma ci permettono di mettere le mani in pasta nelle discussioni nei laboratori in presa diretta.
Le polemiche tra scienziati-blogger e giornalisti scientifici riproducono quelle simili ad altri ambiti del giornalismo: si discute sulla possibilità, capacità e legittimità da parte degli scienziati di fare a meno, grazie al web, di mediatori.
Lo stesso accade per i progetti in rete grazie ai quali gli scienziati e le istituzioni scientifiche possono
raggiungere direttamente i lettori, a cui raccontano in prima persona i dettagli del proprio lavoro contrapponendosi così all’informazione scientifica sempre meno indipendente veicolata dai mass media tradizionali.
-Iniziative in cui si confonde la linea di demarcazione fra giornalismo e PR
Un progetto che sta suscitando un vivace dibattito negli ultimi tempi è il sito “Futurity.org” presentato come la soluzione al declino subito dal giornalismo scientifico nei tradizionali sbocchi mediatici dell’informazione. Il sito è un aggregatore di comunicati stampa prodotti da differenti centri di ricerca americani. A differenza di iniziative simili già esistenti, come “EurekaAlert” dell’AAAS, la presentazione dei contenuti è realizzata con l’ausilio di immagini accattivanti e seguendo logiche giornalistiche.
I critici di “Futurity.org” sostengono che il sito mischia le carte tra la comunicazione istituzionale, le pubbliche relazioni e il giornalismo vero e proprio. I suoi sostenitori ritengono che favorire la comunicazione diretta degli scienziati attraverso il web e ridurre il numero dei passaggi intermedi è un fatto molto positivo perché permette finalmente la trasmissione delle “verità” della natura.
La discussione suscitata da “Futurity.org” indica una direzione interessante da esplorare: quella di verificare se i giornalisti “divulgatori” e pro-science troveranno una nuova collocazione come comunicatori istituzionali. La rete potrebbe selezionare coloro i quali credono che la loro funzione informativa consista nel riportare il più correttamente possibile le scoperte della scienza da chi ha un atteggiamento più critico e più conforme all’autonomia del giornalismo.
L’esempio di “Futurity.org” è interessante anche perchè dimostra che le istituzioni scientifiche sono disposte a investire in attività di comunicazione diretta con il pubblico attraverso Internet. Se il progetto funziona, è possibile che siano disposte a farlo anche per impiegare persone con background, competenze e convinzioni cratteristiche del giornalista scientifico “embedded”.
“Futurity.org “è interessante infine per i nostri scopi anche per un altro motivo. La discussione attorno alle funzioni di questo sito ripropone infatti delle questioni tradizionali: il tema dell’accuratezza con cui vanno riportate le notizie di scienza, la discussione su chi è più legittimato a parlare di scienza al pubblico dei non-esperti, l’idea che ci sia una coincidenza fra comunicazione della scienza e comprensione e apprezzamento pubblico della scienza. Il tutto si svolge nella cornice dei nuovi media.
I presupposti generali rimangono quindi quelli del modello di deficit, anche se sono arricchiti da considerazioni caratteristiche del contesto attuale della comunicazione della scienza, come la relazione confusa tra professionisti delle pubbliche relazioni, giornalisti che fanno sempre meno il lavoro di cronisti e sempre più quello di desk e scienziati che vogliono interagire direttamente con i pubblici grazie ai nuovi media. Sarà interessante capire se con Internet gli esiti degli sforzi nell’ottica diffusionista saranno diversi da quelli avuti con media tradizionali.
-Giornalismo scientifico dei non-esperti
Abbiamo descritto dei casi che riguardano soprattutto gli scienziati e i giornalisti, ma la possibilità di influenzare il dibattito pubblico sulla scienza attraverso la produzione di informazione che non arriva da fonti tradizionali riguarda molti altri attori, come le case farmaceutiche, le associazioni non governative, i gruppi ambientalisti. In tal senso esistono già diversi progetti consolidati. Ci sono progetti di successo in ambito sanitario in cui attraverso il web 2.0 pazienti, medici, infermieri, assistenti sociali, sono invitati a raccontare le loro esperienze in rete con l’obiettivo di sensibilizzare il grande pubblico, coinvolgere più utenti nell’attività di ricerca, aiutare le famiglie a trovare assieme soluzioni alla fatica del rapporto quotidiano con i propri cari affetti da disturbi. Il principio guida di questi progetti va al di là di un coinvolgimento attivo o passivo: è richiesta una vera e propria partecipazione basata sul riconoscimento e rispetto reciproco dei diversi saperi, esperienze e competenze.
Detto questo, quali sono i possibili scenari che si aprono per il giornalismo scientifico dei prossimi anni?
Affronto la questione nel punto 5 della scaletta.
5. Il giornalismo scientifico dei prossimi anni tra "nuovo giornalismo" ed evoluzione dei rapporti tra scienza e società.
La conclusione è che non c'è più un accordo condiviso sulla definizione di giornalismo scientifico. Due grosse scosse telluriche hanno fatto franare il terreno su cui si poggiavano storicamente le norme e le convenzioni di questa specializzazione giornalistica: una è stata l'emergere di un nuovo ecosistema della comunicazione, problema che riguarda tutto il giornalismo; la seconda il modificarsi dei rapporti tra scienza e società.
Come conseguenza della nascita di un'ecosistema mediatico nuovo, è diventato confuso rispetto al passato il ruolo degli scienziati e delle istituzioni scientifiche nel fornire informazioni. Il giornalismo partecipativo ha determinato come impatto principale l'erosione della linea di confine tra scienziati che comunicano per ragioni promozionali e giornalisti veri e propri.
Questo problema è legato al fatto che la definizione di "giornalismo" in generale si sta estendendo sempre di più per includere forme di produzione dell'informazione che non esistevano fino a poco tempo fa.
Qual è la linea di demarcazione precisa che divide le attività che possiamo chiamare giornalismo da altre forme di comunicazione? Esiste? Non lo so.
Credo che in ogni caso sia arbitraria e che in questo momento si sta giocando una grande battaglia per ridefinire qualcosa su cui alla fine bisognerà prendere una decisione, una decisione che in ultima istanza è di ordine sociale e culturale.
Questo vale a maggior ragione per il giornalismo scientifico, una specializzazione particolarmente cristallizzata in forme e convenzioni sempre meno adeguate al nuovo ecosistema comunicativo. Il giornalismo scientifico continuerà a esistere ma sarà una professione diversa da quella attuale. Quello che vedremo in futuro sarà il frutto di un processo di rivisitazione delle dimensioni che hanno caratterizzato la credibilità giornalistica in passato. Tale rivisitazione dovrà tener conto soprattutto del consumo e dell'uso partecipato delle notizie in cui è centrale il ruolo della rete.
D'altra parte i blog,i siti web e social network mostrano sempre di più che molte problematiche del rapporto tra scienza e società non si possono ridurre unicamente alle componenti scientifiche, ma devono includere questioni più ampie riguardanti la politica, l’economia, l'etica e forme della conoscenza alternative a quelle scientifiche.
Attivare un dialogo efficace significa avere una sensibilità all’ascolto, tener conto del contesto specifico della comunicazione, chiedersi “cosa” va comunicato e “a chi”. Tutti fatti che sembrano scontati ma non lo sono quando si parla di informazione e comunicazione scientifica.
Gli interrogativi sulla crisi del giornalismo scientifico ruotano prevalentemente attorno alla sopravvivenza di giornalisti nati e cresciuti nella carta stampata secondo logiche che non sono più valide universalmente.
Non bisogna confondere questo problema con l’impressione che non ci sia più bisogno di professionisti della comunicazione della scienza. Al contrario. La richiesta di scienza e tecnologia sui media, soprattutto per comprenderne i meccanismi e le implicazioni sociali, è più viva che mai e le competenze richieste al nuovo giornalista scientifico sono, se possibile, ancora maggiori che nel passato. Non gli basta più essere a suo agio con neuroni, funzioni d’onda e proteine e saper produrre dei bei resoconti semplificati della scienza pieni di metafore e analogie. Se vuole continuare a raccontare storie interessanti e utili deve comprendere i cambiamenti del rapporto tra scienza e società cercando di tradurre nella pratica le conseguenze della riconcettualizzazione dei pubblici della scienza raccogliendo allo stesso tempo la sfida dell’evoluzione dei media.
L’ecosistema dei comunicatori della scienza e dei giornalisti scientifici dovrà sempre di più essere abitato da una flora e una fauna di alta biodiversità in grado di sperimentare e proporre nuove narrazioni.
La scaletta è:
1. Il giornalismo scientifico è in crisi? E le sue difficoltà sono dovute alla rete?
2. Norme e convenzioni del giornalismo scientifico tradizionale
3. Difficoltà del giornalismo scientifico tra new e old media
4. Iniziative innovative
5. Il giornalismo scientifico dei prossimi anni tra "nuovo giornalismo" ed evoluzione dei rapporti tra scienza e società.
Punto 4. Iniziative innovative
-Gli scienziati-blogger
I blog dedicati a scienza e medicina sono aumentati notevolmente negli ultimi anni. L'esperienza più interessante è costituita dalla piattaforma del “Seed Media Group”, “ScienceBlogs.com”, lanciata nel 2006 per facilitare l’interazione tra ricercatori e altre comunità di scrittori di scienza.
Alcuni studiosi ritengono che le caratteristiche dei blog rendano questo strumento particolarmente adatto al dialogo nella comunicazione della scienza. I blogger scientifici di successo descrivono le loro scoperte come uno straordinario e impellente viaggio intellettuale durante il quale vogliono condividere con altri l’incertezza e le difficoltà delle battaglie cognitive che stanno affrontando. Tutto ciò si addice molto bene alla quotidianità della ricerca. I blog scientifici non ci dicono tanto sulla “scienza pronta all’uso”, ma ci permettono di mettere le mani in pasta nelle discussioni nei laboratori in presa diretta.
Le polemiche tra scienziati-blogger e giornalisti scientifici riproducono quelle simili ad altri ambiti del giornalismo: si discute sulla possibilità, capacità e legittimità da parte degli scienziati di fare a meno, grazie al web, di mediatori.
Lo stesso accade per i progetti in rete grazie ai quali gli scienziati e le istituzioni scientifiche possono
raggiungere direttamente i lettori, a cui raccontano in prima persona i dettagli del proprio lavoro contrapponendosi così all’informazione scientifica sempre meno indipendente veicolata dai mass media tradizionali.
-Iniziative in cui si confonde la linea di demarcazione fra giornalismo e PR
Un progetto che sta suscitando un vivace dibattito negli ultimi tempi è il sito “Futurity.org” presentato come la soluzione al declino subito dal giornalismo scientifico nei tradizionali sbocchi mediatici dell’informazione. Il sito è un aggregatore di comunicati stampa prodotti da differenti centri di ricerca americani. A differenza di iniziative simili già esistenti, come “EurekaAlert” dell’AAAS, la presentazione dei contenuti è realizzata con l’ausilio di immagini accattivanti e seguendo logiche giornalistiche.
I critici di “Futurity.org” sostengono che il sito mischia le carte tra la comunicazione istituzionale, le pubbliche relazioni e il giornalismo vero e proprio. I suoi sostenitori ritengono che favorire la comunicazione diretta degli scienziati attraverso il web e ridurre il numero dei passaggi intermedi è un fatto molto positivo perché permette finalmente la trasmissione delle “verità” della natura.
La discussione suscitata da “Futurity.org” indica una direzione interessante da esplorare: quella di verificare se i giornalisti “divulgatori” e pro-science troveranno una nuova collocazione come comunicatori istituzionali. La rete potrebbe selezionare coloro i quali credono che la loro funzione informativa consista nel riportare il più correttamente possibile le scoperte della scienza da chi ha un atteggiamento più critico e più conforme all’autonomia del giornalismo.
L’esempio di “Futurity.org” è interessante anche perchè dimostra che le istituzioni scientifiche sono disposte a investire in attività di comunicazione diretta con il pubblico attraverso Internet. Se il progetto funziona, è possibile che siano disposte a farlo anche per impiegare persone con background, competenze e convinzioni cratteristiche del giornalista scientifico “embedded”.
“Futurity.org “è interessante infine per i nostri scopi anche per un altro motivo. La discussione attorno alle funzioni di questo sito ripropone infatti delle questioni tradizionali: il tema dell’accuratezza con cui vanno riportate le notizie di scienza, la discussione su chi è più legittimato a parlare di scienza al pubblico dei non-esperti, l’idea che ci sia una coincidenza fra comunicazione della scienza e comprensione e apprezzamento pubblico della scienza. Il tutto si svolge nella cornice dei nuovi media.
I presupposti generali rimangono quindi quelli del modello di deficit, anche se sono arricchiti da considerazioni caratteristiche del contesto attuale della comunicazione della scienza, come la relazione confusa tra professionisti delle pubbliche relazioni, giornalisti che fanno sempre meno il lavoro di cronisti e sempre più quello di desk e scienziati che vogliono interagire direttamente con i pubblici grazie ai nuovi media. Sarà interessante capire se con Internet gli esiti degli sforzi nell’ottica diffusionista saranno diversi da quelli avuti con media tradizionali.
-Giornalismo scientifico dei non-esperti
Abbiamo descritto dei casi che riguardano soprattutto gli scienziati e i giornalisti, ma la possibilità di influenzare il dibattito pubblico sulla scienza attraverso la produzione di informazione che non arriva da fonti tradizionali riguarda molti altri attori, come le case farmaceutiche, le associazioni non governative, i gruppi ambientalisti. In tal senso esistono già diversi progetti consolidati. Ci sono progetti di successo in ambito sanitario in cui attraverso il web 2.0 pazienti, medici, infermieri, assistenti sociali, sono invitati a raccontare le loro esperienze in rete con l’obiettivo di sensibilizzare il grande pubblico, coinvolgere più utenti nell’attività di ricerca, aiutare le famiglie a trovare assieme soluzioni alla fatica del rapporto quotidiano con i propri cari affetti da disturbi. Il principio guida di questi progetti va al di là di un coinvolgimento attivo o passivo: è richiesta una vera e propria partecipazione basata sul riconoscimento e rispetto reciproco dei diversi saperi, esperienze e competenze.
Detto questo, quali sono i possibili scenari che si aprono per il giornalismo scientifico dei prossimi anni?
Affronto la questione nel punto 5 della scaletta.
5. Il giornalismo scientifico dei prossimi anni tra "nuovo giornalismo" ed evoluzione dei rapporti tra scienza e società.
La conclusione è che non c'è più un accordo condiviso sulla definizione di giornalismo scientifico. Due grosse scosse telluriche hanno fatto franare il terreno su cui si poggiavano storicamente le norme e le convenzioni di questa specializzazione giornalistica: una è stata l'emergere di un nuovo ecosistema della comunicazione, problema che riguarda tutto il giornalismo; la seconda il modificarsi dei rapporti tra scienza e società.
Come conseguenza della nascita di un'ecosistema mediatico nuovo, è diventato confuso rispetto al passato il ruolo degli scienziati e delle istituzioni scientifiche nel fornire informazioni. Il giornalismo partecipativo ha determinato come impatto principale l'erosione della linea di confine tra scienziati che comunicano per ragioni promozionali e giornalisti veri e propri.
Questo problema è legato al fatto che la definizione di "giornalismo" in generale si sta estendendo sempre di più per includere forme di produzione dell'informazione che non esistevano fino a poco tempo fa.
Qual è la linea di demarcazione precisa che divide le attività che possiamo chiamare giornalismo da altre forme di comunicazione? Esiste? Non lo so.
Credo che in ogni caso sia arbitraria e che in questo momento si sta giocando una grande battaglia per ridefinire qualcosa su cui alla fine bisognerà prendere una decisione, una decisione che in ultima istanza è di ordine sociale e culturale.
Questo vale a maggior ragione per il giornalismo scientifico, una specializzazione particolarmente cristallizzata in forme e convenzioni sempre meno adeguate al nuovo ecosistema comunicativo. Il giornalismo scientifico continuerà a esistere ma sarà una professione diversa da quella attuale. Quello che vedremo in futuro sarà il frutto di un processo di rivisitazione delle dimensioni che hanno caratterizzato la credibilità giornalistica in passato. Tale rivisitazione dovrà tener conto soprattutto del consumo e dell'uso partecipato delle notizie in cui è centrale il ruolo della rete.
D'altra parte i blog,i siti web e social network mostrano sempre di più che molte problematiche del rapporto tra scienza e società non si possono ridurre unicamente alle componenti scientifiche, ma devono includere questioni più ampie riguardanti la politica, l’economia, l'etica e forme della conoscenza alternative a quelle scientifiche.
Attivare un dialogo efficace significa avere una sensibilità all’ascolto, tener conto del contesto specifico della comunicazione, chiedersi “cosa” va comunicato e “a chi”. Tutti fatti che sembrano scontati ma non lo sono quando si parla di informazione e comunicazione scientifica.
Gli interrogativi sulla crisi del giornalismo scientifico ruotano prevalentemente attorno alla sopravvivenza di giornalisti nati e cresciuti nella carta stampata secondo logiche che non sono più valide universalmente.
Non bisogna confondere questo problema con l’impressione che non ci sia più bisogno di professionisti della comunicazione della scienza. Al contrario. La richiesta di scienza e tecnologia sui media, soprattutto per comprenderne i meccanismi e le implicazioni sociali, è più viva che mai e le competenze richieste al nuovo giornalista scientifico sono, se possibile, ancora maggiori che nel passato. Non gli basta più essere a suo agio con neuroni, funzioni d’onda e proteine e saper produrre dei bei resoconti semplificati della scienza pieni di metafore e analogie. Se vuole continuare a raccontare storie interessanti e utili deve comprendere i cambiamenti del rapporto tra scienza e società cercando di tradurre nella pratica le conseguenze della riconcettualizzazione dei pubblici della scienza raccogliendo allo stesso tempo la sfida dell’evoluzione dei media.
L’ecosistema dei comunicatori della scienza e dei giornalisti scientifici dovrà sempre di più essere abitato da una flora e una fauna di alta biodiversità in grado di sperimentare e proporre nuove narrazioni.
mercoledì 29 settembre 2010
Scienza e giornalismo partecipativo al Festival di Internazionale (3)
Terza puntata dell'intervento sul rapporto tra scienza e giornalismo partecipativo in occasione dell'incontro che si terrà fra un paio di giorni a Ferrara nell'ambito del festival di Internazionale. La prima puntata è qui, la seconda qui.
La scaletta è la seguente:
1. Il giornalismo scientifico è in crisi? E le sue difficoltà sono dovute alla rete?
2. Norme e convenzioni del giornalismo scientifico tradizionale
3. Difficoltà del giornalismo scientifico tra new e old media
4. Iniziative innovative
5. Il giornalismo scientifico dei prossimi anni tra "nuovo giornalismo" ed evoluzione dei rapporti tra scienza e società.
Punto 3. Difficoltà del giornalismo scientifico fra new e old media
La discussione sulla crisi del giornalismo scientifico, attribuita da molti a Internet, ha permesso di mettere in luce alcuni limiti del giornalismo scientifico tradizionale indipendenti dalla rete. A queste si sono aggiunte altre difficoltà dovute effettivamente alla circolazione, diffusione e appropriazione della conoscenza in ambito medico, scientifico e tecnologico derivanti dall'uso delle tecnologie digitali.
a) Difficoltà legate agli sviluppi professionali del giornalismo scientifico indipendenti da Internet:
-Copertura di una gamma di argomenti troppo ampia (dall'antropologia all'astrofisica fino all'alterosclerosi) su cui è impossibile che un singolo individuo abbia le competenze necessarie e il tempo per l'approfondimento;
-La specializzazione delle discipline scientifiche rende difficile capire cosa è davvero importante e cosa non lo è dal punto di vista della ricerca;
-Commercializzazione della ricerca e conseguenti conflitti d'interessi;
-Scienza embargata. Il sistema dell'embargo, vale a dire il fatto che alcune riviste mandano in anticipo i dettagli e i materiali di una ricerca scientifica ai giornalisti a condizione che non vengano pubblicata prima di una certa data, crea vari problemi: il quasi esclusivo monopolio informativo da parte di pochi giornali come Nature, Science, The Lancet per i quali l'embargo è sostanzialmente uno strumento di marketing. L'embargo deprime inoltre attività giornalistiche d'inchiesta originali;
-Crescente ruolo dei PR. Il giornalismo scientifico, in linea con una tendenza che riguarda tutto il giornalismo, si è progressivamente indebolito a favore degli uffici stampa e degli uffici di relazioni pubbliche. Per produrre le notizie, giornalisti mal pagati e mal equipaggiati si affidano ai comunicati stampa o a materiali disposti in “kit informativi” ben confezionati, magari arricchiti da formati multimediali. Chi ha poco tempo, poche risorse e spesso poca preparazione per approfondire e per mettere a confronto la versione ufficiale con fonti indipendenti, difficilmente svolge un lavoro giornalistico qualificato e credibile e una nicchia nel panorama informativo come il giornalismo scientifico risente particolarmente della precarietà professionale che sta investendo il mondo della comunicazione.
b) Difficoltà attribuite alla diffusione di piattafrome multimediali e alla crescita di informazione scientifica in rete.
-Aumento del carico di lavoro per coprire il numero crescente di output richiesti a cui non corrisponde un adeguato aumento delle assunzioni di professionisti specializzati;
-Pack Journalism. Come conseguenza dell'aumento del carico del lavoro e del sistema dell'embargo, i giornalisti specializzati non hanno tempo e non vengono stimolati a un lavoro giornalistico indipendente. Questo porta a un'omogenizzazione della copertura dell'informazione scientifica prodotta sostanzialmente attraverso un'attività di desk centralizzata basata su notizie ricavate da comunicati stampa;
-Verifica dei fatti. L'aumento del carico di lavoro dovuto alla diffusione delle piattaforme multimediali rende molto difficile la verifica dell'attendibilità delle fonti e il confronto fra fonti diverse;
c) Difficoltà legate all'emergere di iniziative di giornalismo scientifico partecipativo.
-La salute e la medicina sono gli ambiti in cui sia gli accademici che i politici si stanno interrogando maggiormente per capire l’uso e gli effetti dell’internet come fonte di informazione e comunicazione scientifica. Ogni giorno entrano in rete milioni di persone per cercare argomenti legati a malattie e terapie. Dall’uso consapevole del World Wide Web ci si aspetta la formazione di cittadini e pazienti in grado di essere più responsabili della propria salute. Le dimensioni in cui si può articolare la formazione della cittadinanza medico-scientifica e la democratizzazione della comunicazione scientifica con l’uso della rete e dei suoi sviluppi sono una questione complessa.
Riguardo allo specifico del giornalismo scientifico i fenomeni su cui si sta discutendo di più sono i blog e le iniziative di comunicazione istituzionale che sembrano attività giornalistiche a tutti gli effetti.
Da molti punti di vista, la disputa tra blogger-scienziati e professionisti dell’informazione si è riprodotta in termini simili a quelli di altri ambiti del giornalismo. Questo aspetto lo approfondisco nel prossimo punto, che riguarda le iniziative innovative di giornalismo scientifico.
La scaletta è la seguente:
1. Il giornalismo scientifico è in crisi? E le sue difficoltà sono dovute alla rete?
2. Norme e convenzioni del giornalismo scientifico tradizionale
3. Difficoltà del giornalismo scientifico tra new e old media
4. Iniziative innovative
5. Il giornalismo scientifico dei prossimi anni tra "nuovo giornalismo" ed evoluzione dei rapporti tra scienza e società.
Punto 3. Difficoltà del giornalismo scientifico fra new e old media
La discussione sulla crisi del giornalismo scientifico, attribuita da molti a Internet, ha permesso di mettere in luce alcuni limiti del giornalismo scientifico tradizionale indipendenti dalla rete. A queste si sono aggiunte altre difficoltà dovute effettivamente alla circolazione, diffusione e appropriazione della conoscenza in ambito medico, scientifico e tecnologico derivanti dall'uso delle tecnologie digitali.
a) Difficoltà legate agli sviluppi professionali del giornalismo scientifico indipendenti da Internet:
-Copertura di una gamma di argomenti troppo ampia (dall'antropologia all'astrofisica fino all'alterosclerosi) su cui è impossibile che un singolo individuo abbia le competenze necessarie e il tempo per l'approfondimento;
-La specializzazione delle discipline scientifiche rende difficile capire cosa è davvero importante e cosa non lo è dal punto di vista della ricerca;
-Commercializzazione della ricerca e conseguenti conflitti d'interessi;
-Scienza embargata. Il sistema dell'embargo, vale a dire il fatto che alcune riviste mandano in anticipo i dettagli e i materiali di una ricerca scientifica ai giornalisti a condizione che non vengano pubblicata prima di una certa data, crea vari problemi: il quasi esclusivo monopolio informativo da parte di pochi giornali come Nature, Science, The Lancet per i quali l'embargo è sostanzialmente uno strumento di marketing. L'embargo deprime inoltre attività giornalistiche d'inchiesta originali;
-Crescente ruolo dei PR. Il giornalismo scientifico, in linea con una tendenza che riguarda tutto il giornalismo, si è progressivamente indebolito a favore degli uffici stampa e degli uffici di relazioni pubbliche. Per produrre le notizie, giornalisti mal pagati e mal equipaggiati si affidano ai comunicati stampa o a materiali disposti in “kit informativi” ben confezionati, magari arricchiti da formati multimediali. Chi ha poco tempo, poche risorse e spesso poca preparazione per approfondire e per mettere a confronto la versione ufficiale con fonti indipendenti, difficilmente svolge un lavoro giornalistico qualificato e credibile e una nicchia nel panorama informativo come il giornalismo scientifico risente particolarmente della precarietà professionale che sta investendo il mondo della comunicazione.
b) Difficoltà attribuite alla diffusione di piattafrome multimediali e alla crescita di informazione scientifica in rete.
-Aumento del carico di lavoro per coprire il numero crescente di output richiesti a cui non corrisponde un adeguato aumento delle assunzioni di professionisti specializzati;
-Pack Journalism. Come conseguenza dell'aumento del carico del lavoro e del sistema dell'embargo, i giornalisti specializzati non hanno tempo e non vengono stimolati a un lavoro giornalistico indipendente. Questo porta a un'omogenizzazione della copertura dell'informazione scientifica prodotta sostanzialmente attraverso un'attività di desk centralizzata basata su notizie ricavate da comunicati stampa;
-Verifica dei fatti. L'aumento del carico di lavoro dovuto alla diffusione delle piattaforme multimediali rende molto difficile la verifica dell'attendibilità delle fonti e il confronto fra fonti diverse;
c) Difficoltà legate all'emergere di iniziative di giornalismo scientifico partecipativo.
-La salute e la medicina sono gli ambiti in cui sia gli accademici che i politici si stanno interrogando maggiormente per capire l’uso e gli effetti dell’internet come fonte di informazione e comunicazione scientifica. Ogni giorno entrano in rete milioni di persone per cercare argomenti legati a malattie e terapie. Dall’uso consapevole del World Wide Web ci si aspetta la formazione di cittadini e pazienti in grado di essere più responsabili della propria salute. Le dimensioni in cui si può articolare la formazione della cittadinanza medico-scientifica e la democratizzazione della comunicazione scientifica con l’uso della rete e dei suoi sviluppi sono una questione complessa.
Riguardo allo specifico del giornalismo scientifico i fenomeni su cui si sta discutendo di più sono i blog e le iniziative di comunicazione istituzionale che sembrano attività giornalistiche a tutti gli effetti.
Da molti punti di vista, la disputa tra blogger-scienziati e professionisti dell’informazione si è riprodotta in termini simili a quelli di altri ambiti del giornalismo. Questo aspetto lo approfondisco nel prossimo punto, che riguarda le iniziative innovative di giornalismo scientifico.
martedì 28 settembre 2010
Scienza e giornalismo partecipativo al Festival di Internazionale (2)
Svolgo il secondo punto della scaletta che mi sono promesso di rispettare per l'intervento che farò fra qualche giornao al Festival di Internazionale a Ferrara, nell'ambito dell'incontro su Scienza e giornalismo partecipativo.
La scaletta è la seguente:
1. Il giornalismo scientifico è in crisi? E le sue difficoltà sono dovute alla rete?
2. Norme e convenzioni del giornalismo scientifico tradizionale
3. Difficoltà del giornalismo scientifico tra new e old media
4. Iniziative innovative
5. Il giornalismo scientifico dei prossimi anni tra "nuovo giornalismo" ed evoluzione dei rapporti tra scienza e società.
Punto 2. Norme e convenzioni del giornalismo scientifico tradizionale
Di scienza sui giornali si scrive fin dalla loro invenzione e ancora di più quando questi si affermano come principale espressione della cultura popolare. La comparsa di una nuova figura redazionale, rispettata e specializzata nel riportare i fatti della scienza è però lenta e successiva.
La notizia scientifica acquista lo status di un genere giornalistico riconoscibile solo verso la fine della Prima Guerra Mondiale. Durante gli anni '30 del Novecento si costituiscono le prime associazioni di professionisti negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. A partire dal mondo anglosassone si definisce un modello di norme, convenzioni, pratiche e relazioni che si diffonde con successo in tutto il mondo e rimane incontrastato grosso modo fino agli anni '60 del Novecento, quando in seguito alle istanze dei movimenti pacifisti, ambientalisti e antimilitaristi iniziano a essere raccontati gli aspetti controversi dello sviluppo scientifico.
Nonostante da più di quarant'anni due modelli di giornalismo scientifico si contendano la scena, ancora oggi prevale l'immagine del giornalista scientifico il cui ruolo è quello di fornire un aiuto nel promuovere i benefici della scienza e della tecnologia in nome di un complessivo progresso sociale. Da tale approccio derivano le ragioni per cui un fatto scientifico diventa notiziabile, i "valori notizia" del giornalismo scientifico, vale a dire le modalità attraverso cui alcuni fatti del mondo della scienza, e non altri, trovano spazio sui media.
In sintesi la figura del giornalismo scientifico e del giornalista scientifico tradizionali possono essere così descritte:
a) Funzioni: i giornalisti scientifici devono promuovere un'immagine positiva della scienza e della tecnologia, sono portavoci della Verità al servizio della modernità; il loro compito è di tradurre e di spiegare la scienza riducendo al minimo le distorsioni da un ideale conoscitivo. Fare inchieste e analisi non rientra nei loro compiti. Poco spazio viene lasciato al "perché" gli scienziati fanno il loro lavoro;
b) Pratiche: simbiosi con la comunità scientifica; allineamento con i ritmi della scienza da coprire; autonomia e distinzione dalle altre componenti delle redazioni giornalistiche;
c) Fonti: gli scienziati e le riviste scientifiche, soprattutto quelle con alto impact factor (Nature e Science);
d) Criteri di notiziabilità: attendibilità delle fonti; fascinazione e distanza dalle preoccupazioni quotidiane ad esempio per fisica, astronomia, geologia; conseguenze sulla salute umana per le scienze della vita; importanza dell'impresa conoscitiva in generale e delle ricadute positive dell'avanzamento della conoscenza scientifica per la società;
e) Cornici: le cornici sono strategie impegate dai giornalisti per rendere un fatto significativo agli occhi dei lettori. Le cornici organizzano le idee, danno enfasi ad alcuni aspetti e meno ad altri, vengono definite in modo da risuonare con il backgorund di valori, aspettative e orientamenti dei diversi pubblici, permettono una rapida identificazione delle ragioni per cui una questione è importante, chi può essere il responsabile e per capire ciò che andrebbe fatto.
Il processo di costruzione delle cornici è frutto di negoziazioni attraverso cui si decide ad esempio la posizione, il titolo, le didascalie, le immagini che devono accompagnare un articolo. Diversi attori partecipano alla definizione delle cornici, tra cui giornalisti, redattori, editori, fonti. Complessivamente le cornici hanno una conseguenza non solo nella scelta di quali affermazioni o fatti espressi dalle fonti vegnono selezionate come notiziabili, ma anche nelle convenzioni narrative con cui le notizie sono riportate e nelle possibili conseguenze sulla percezione pubblica.
Nel giornalismo scientifico tradizionale, le convenzioni narrative con cui vengono coperte la scienza e gli scienziati sono: inaccessibilità, superiorità morale, distanza dalla cose ordinarie degli scienziati; la scienza come prodotto finito, le scoperte scientifiche come risultati certi e oggettivi; la scienza come strumento potente di trasformazione sociale e culturale; rapporto causale fra scienza e tecnologia; lo scienziato come figura solitaria, disinteressato e appassionato cercatore della verità.
Queste forme, convenzioni e pratiche hanno generato un certo numero di problemi classici del giornalismo scientifico a cui se ne sono aggiunti dei nuovi sia per l'evoluzione dei rapporti tra scienza e società che per l'emergere delle tecnologie digitali. Questo è l'argomento che tratterò nel terzo punto del mio intervento.
La scaletta è la seguente:
1. Il giornalismo scientifico è in crisi? E le sue difficoltà sono dovute alla rete?
2. Norme e convenzioni del giornalismo scientifico tradizionale
3. Difficoltà del giornalismo scientifico tra new e old media
4. Iniziative innovative
5. Il giornalismo scientifico dei prossimi anni tra "nuovo giornalismo" ed evoluzione dei rapporti tra scienza e società.
Punto 2. Norme e convenzioni del giornalismo scientifico tradizionale
Di scienza sui giornali si scrive fin dalla loro invenzione e ancora di più quando questi si affermano come principale espressione della cultura popolare. La comparsa di una nuova figura redazionale, rispettata e specializzata nel riportare i fatti della scienza è però lenta e successiva.
La notizia scientifica acquista lo status di un genere giornalistico riconoscibile solo verso la fine della Prima Guerra Mondiale. Durante gli anni '30 del Novecento si costituiscono le prime associazioni di professionisti negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. A partire dal mondo anglosassone si definisce un modello di norme, convenzioni, pratiche e relazioni che si diffonde con successo in tutto il mondo e rimane incontrastato grosso modo fino agli anni '60 del Novecento, quando in seguito alle istanze dei movimenti pacifisti, ambientalisti e antimilitaristi iniziano a essere raccontati gli aspetti controversi dello sviluppo scientifico.
Nonostante da più di quarant'anni due modelli di giornalismo scientifico si contendano la scena, ancora oggi prevale l'immagine del giornalista scientifico il cui ruolo è quello di fornire un aiuto nel promuovere i benefici della scienza e della tecnologia in nome di un complessivo progresso sociale. Da tale approccio derivano le ragioni per cui un fatto scientifico diventa notiziabile, i "valori notizia" del giornalismo scientifico, vale a dire le modalità attraverso cui alcuni fatti del mondo della scienza, e non altri, trovano spazio sui media.
In sintesi la figura del giornalismo scientifico e del giornalista scientifico tradizionali possono essere così descritte:
a) Funzioni: i giornalisti scientifici devono promuovere un'immagine positiva della scienza e della tecnologia, sono portavoci della Verità al servizio della modernità; il loro compito è di tradurre e di spiegare la scienza riducendo al minimo le distorsioni da un ideale conoscitivo. Fare inchieste e analisi non rientra nei loro compiti. Poco spazio viene lasciato al "perché" gli scienziati fanno il loro lavoro;
b) Pratiche: simbiosi con la comunità scientifica; allineamento con i ritmi della scienza da coprire; autonomia e distinzione dalle altre componenti delle redazioni giornalistiche;
c) Fonti: gli scienziati e le riviste scientifiche, soprattutto quelle con alto impact factor (Nature e Science);
d) Criteri di notiziabilità: attendibilità delle fonti; fascinazione e distanza dalle preoccupazioni quotidiane ad esempio per fisica, astronomia, geologia; conseguenze sulla salute umana per le scienze della vita; importanza dell'impresa conoscitiva in generale e delle ricadute positive dell'avanzamento della conoscenza scientifica per la società;
e) Cornici: le cornici sono strategie impegate dai giornalisti per rendere un fatto significativo agli occhi dei lettori. Le cornici organizzano le idee, danno enfasi ad alcuni aspetti e meno ad altri, vengono definite in modo da risuonare con il backgorund di valori, aspettative e orientamenti dei diversi pubblici, permettono una rapida identificazione delle ragioni per cui una questione è importante, chi può essere il responsabile e per capire ciò che andrebbe fatto.
Il processo di costruzione delle cornici è frutto di negoziazioni attraverso cui si decide ad esempio la posizione, il titolo, le didascalie, le immagini che devono accompagnare un articolo. Diversi attori partecipano alla definizione delle cornici, tra cui giornalisti, redattori, editori, fonti. Complessivamente le cornici hanno una conseguenza non solo nella scelta di quali affermazioni o fatti espressi dalle fonti vegnono selezionate come notiziabili, ma anche nelle convenzioni narrative con cui le notizie sono riportate e nelle possibili conseguenze sulla percezione pubblica.
Nel giornalismo scientifico tradizionale, le convenzioni narrative con cui vengono coperte la scienza e gli scienziati sono: inaccessibilità, superiorità morale, distanza dalla cose ordinarie degli scienziati; la scienza come prodotto finito, le scoperte scientifiche come risultati certi e oggettivi; la scienza come strumento potente di trasformazione sociale e culturale; rapporto causale fra scienza e tecnologia; lo scienziato come figura solitaria, disinteressato e appassionato cercatore della verità.
Queste forme, convenzioni e pratiche hanno generato un certo numero di problemi classici del giornalismo scientifico a cui se ne sono aggiunti dei nuovi sia per l'evoluzione dei rapporti tra scienza e società che per l'emergere delle tecnologie digitali. Questo è l'argomento che tratterò nel terzo punto del mio intervento.
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