C'è un post di Judith Curry su Physics Today del febbraio scorso che merita qualche considerazione in più.
Curry parla della controversia legata allo svelamento di alcune email private degli scienziati della Climate Research Unit dell'Universitaà della West Anglia da parte di hacker.
Uno dei punti più interessanti riguarda il ruolo dei cosiddetti climate auditors che, nella definizione della studiosa americana, sono persone alfabetizzate dal punto di vista tecnico, la maggior parte vive al di fuori dell'accademia, molti hanno sviluppato delle expertise scientifiche riguardo ad aspetti particolari della scienza sul clima, non producono conoscenza originale, ma la controllano, agiscono come "cani da guardia". Perché suscitano fiducia? Perché sono indipendenti da influenze esterne e in particolare da quelle delle compagnie petrolifere e perché a loro interessa capire il rischio e l'incertezza associati al cambiamento climatico senza che qualcuno dica loro quale tipo di policy dovrebbero sostenere. Dove discutono, dove si formano questi gruppi? Sulla rete, soprattutto attraverso i blog.
E' una lezione molto interessante per gli scienziati e i giornalisti che continunano a viversi e a rappresentarsi negli schemi classici di rapporto tra scienza e società.
Primo. La scienza ha una crisi di credibilità. Per suscitare credibilità non basta l'expertise, ci vuole anche la fiducia. La fiducia si conquista accettando di comunicare veramente, ascoltando, partecipando. Per il momento gli scienziati ci riescono molto poco. Fanno fatica a trovare dei meccanismi comunicativi che garantiscano loro l'immagine di indipendenza, autonomia da cui scaturisce la fiducia. La peer-review non basta più. Non basta anche perché la rete sta scardinando questi meccanismi. Se i ricecatori più esposti in questo momento alla discussione pubblica, come gli scienziati del clima, non lo capiscono non so se avrà ancora senso parlare a lungo di uno specifico sistema di produzione della conoscenza che porta il nome di scienza.
Secondo. I climate auditors producono informazione che per il pubblico è attendibile. Hanno costruito una narrazione degli eventi basata su fatti a cui il pubblico ha attribuito credibilità. Questo basta per dire che sono un esempio di giornalismo scientifico anche se i giornalisti tradizionali direbbero che non è vero.
lunedì 12 aprile 2010
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